Questo profondo e incessante bisogno di riconoscimento significa che stiamo cercando di consolidare la nostra identità attraverso la percezione degli altri, che ci restituiscono un’immagine, come in uno specchio, per confermare il nostro valore. In pratica, non possiamo essere qualcuno se gli altri non lo risonoscono, ciò significa che dobbiamo adattarci e attenerci ai canoni sociali che implicano « essere qualcuno ». In quel reciso momento, diventiamo prigioniera di nostra spontanea volontà-
Il desiderio di essere qualcuno implica che ci nutriamo dell’ammirazione degli altri, che abbiamo bisogno della lorolode per confermare e rafforzare la nostra identità, tutto questo soddisfa il nostro desiderio di essere speciali. Così fuggiamo dal vuoto che sottointende l’essere « nessuno ». Ma poi ci rifiutiamo di essere noi stessi per iniziare a vivere attraverso gli occhi degli altri. Questa realtà diventa una trappola che sottointende un adipendenza continua dagli altri, che devono continuare a riconoscere che siamo qualcuno. Pertanto, il viaggio per diventare « qualcuno » spesso si traduce in una realtà insoddisfacente e instabile. E più cerchiamo di rafforzare la nostra « identità di successo », più saremo esposti al fatto che tutto possa terminare. Di conseguenza, cadiamo vittime dell’instabilità dalla quale petendevamo fuggire. Alla ricerca della solidità offerta dall’essere qualcuno diventiamo persone più fragili. Questo è anche dovuto ad una grande angoscia.
Una delle paure più frequenti, anche se non sempre riconosciuta, è quella di essere se stessi. Si tratta di una sorta di circolo vizioso per il quale l’individuo si spacca in due, dividendosi tra ciò che è e ciò che decide di essere. Un conflitto costante che porta a reprimere e a nascondere la vera natura in nome di qualcosa che si pensa possa essere accettata con più facilità dal mondo esterno. Di questi tempi sono sempre di più le persone che fingono di essere ciò che non sono e che seppur frustrate cercano di seppellire la propria identità, nascondendola persino a se stessi. Ciò spinge verso uno stato di confusione unico che può portare a non sapere più cosa si desidera. Un processo che coinvolge le emozioni umane, generando frustrazioni, ansie, depressioni e persino delle fobie. Perché quando si nasconde qualcosa di se, la si nasconde nel profondo ma non la si fa mai sparire davvero. E dal profondo, quella parte cercherà sempre di uscire, urlando a gran voce e mostrandosi attraverso ansie, attacchi di panico, costante nervosismo e persino apatia. Ne consegue, quindi, che l’unico modo per essere felici è quello di accettare l’idea di essere se stessi, far pace con le caratteristiche di se che non si amano e con il fatto che si potrà non piacere a tutti e andare incontro ad una sensazione di libertà che se all’inizio potrà persino spaventare, una volta sperimentata sarà così piacevole da non voler più tornare indietro. La paura di essere se stessi nasce piuttosto presto e molte volte dipende dalle persone che ci circondano. Quando si nasce si è liberi, desiderosi di esprimere le proprie emozioni e incapaci di prevedere le reazioni che gli altri avranno per ogni azione. Questo modo di essere spinge a volte a sbagliare, altre a sentirsi felici e molte altre a subire i rimproveri di genitori, insegnanti o altre figure di rilievo. Con il tempo si apprende quindi che ad ogni azione corrisponde una reazione e che per la società ce ne sono alcune che vanno bene ed altre che invece possono non essere piacevoli. E se questa consapevolezza può spingere alcuni ad agire in modo “costruito” quando sono in determinati contesti, in altre persone magari più sensibili o con un vissuto fatto di rimproveri, può creare una sorta di limite nel quale cercheranno di diventare ciò che gli altri si aspettano da loro e tutto con la conseguenza di perdere di vista la propria identità o di smettere di accettarla pur avendola sotto gli occhi. La verità è che se non si fa male a nessuno, essere se stessi è una forma di libertà che dovrebbe essere vissuta come un diritto e un dovere verso se stessi. Certo, se si ama girare nudi non lo si potrà fare in giro ma questo non vuol dire che a casa si debba necessariamente evitare solo perché socialmente non è una scelta condivisibile. Lo stesso vale per le ideologie, per le scelte musicali e per il modo di sentire e vivere le emozioni. Chi ha paura di essere se stesso, infatti, il più delle volte finisce con l’isolarsi, privarsi di tanti piaceri e finire con il chiudersi in un guscio che può portare ad apatia e depressione o, al contrario, a frustrazione perenne e rabbia verso gli altri.
Cosa vuol dire essere se stessi? Si potrebbe definire come essere naturali e spontanei. Essere così come siamo quando siamo senza paure, soli o con persone di cui ci fidiamo. Non sono solo le paure a rendere meno autentiche le persone; a volte, per vari motivi, non viviamo secondo il nostro vero essere, secondo i nostri valori, abilità, visione della vita, ecc…Ci sono molti fattori che possono influire e ci possono allontanare dall’essere noi stessi, come, per esempio, la tradizione, non conoscere se stessi o semplicemente fare le cose per compiacere gli altri.
È essenziale riflettere e chiedersi se stiamo vivendo secondo la nostra reale essenza o se stiamo creando un personaggio di facciata per gli altri, che crediamo essere meglio di come siamo in realtà.