« Una delle reazioni classiche del neofita cui il Maestro assegna un compito per la prima volta è l’eccessivo entusiasmo, che conduce a quella tensione nervosa così tipica del discepolato. L’individuo, la cui anima è dotata di grandi riserve di flessibilità e ressitenza spirituale, sopporta i compiti che gli vengono imposti con equanimità, gioia e animo lieto. Accade spesso, tuttavia, che lo zelo con cui il neofita aggredisce l’incarico assegnatogli è causa di comportamenti poco appropriati e tensioni che, unite alla mancanza di esperienza, si rivelano difficili da superare. »
Voler trasmettere agli altri conoscenze e convinzioni ritenute preziose o in grado di fornire sostegno e sicurezza è un desiderio del tutto legittimo. Quanto più si è convinti della verità e dell’utilità delle proprie posizioni, tanto più si è portati a diffonderle: « Chi ha il cuore colmo, non può fare a meno di parlare. » Non si deve però dimenticare che non tutti possono condividere lo stesso punto di vista. Quelle che siamo abituati a chiamare convinzioni sono in realtà considerazioni, e in quanto tali dipendono dai punti di vista. Una montagna molto alta, vista da una vallata, è completamente diversa dall’immagine che ne restituirebbe una ripresa satellitare. Lo stesso discorso vale per le convinzioni: a seconda della situazione in cui ci si trova, si fanno considerazioni del tutto diverse. Ciò che è importante per una persona, può essere del tutto irrilevante per un’altra. Non ha senso entrare in conflitto per questo motivo: in effetti, la qualità più importante per trasmettere davvero le proprie convinzioni è la capacità di immedesimazione, l’essere in grado di percepire se chi ci ascolta vuole o può accogliere una determinata idea, considerando il suo punto di vista, e se essa gli può essere utile. Tutti noi dovremmo comprendere il valore della considerazione e della tolleranza.
Avere considerazione vuol dire saper tenere conto dei sentimenti, degli interessi e dei bisogni del prossimo: la tolleranza è invece la capacità di sopportare ( tollerare, appunto) anche ciò che non corrisponde alle proprie idee. Entrambe permettono di comunicare le proprie convinzioni accogliendo anche quelle degli altri, e facilitano la comprensione reciproca, base e fondamento della convivenza civile.
Parole chiave: ENTUSIASMO ECCESSIVO
Vervain è indicato per le persone dai principi chiari e definiti, che sono convinte di avere ragione e che solo raramente sono disposte a cambiare.
L’eccessivo entusiasmo può però portare a pretendere prestazioni eccessivamente alte e a uno stato di forte tensione oltre il limite sfruttando le proprie energie fino all’ultima goccia.
Anticipando già nel pensiero l’esito delle situazioni, ci si assume un eccessivo carico di lavoro e si cerca di eseguire più compiti contemporaneamente. Queste persone, caratterizzate da una grande forza di volontà e talvolta anche da rigidità di opinioni, hanno spesso un innato senso della giustizia, che le induce a non poter tollerare le ingiustizie e di rimando ad assumersi spesso compiti non direttamente di propria competenza. Dato che si esagera in tutto quello che si fa, talvolta questo sfocia nel fanatismo, allontanando allievi o collaboratori.
La spiccata attività mentale, accompagnata dall’incapacità e dal rifiuto di rilassarsi, può portare a insonnia. La persona, incisiva a parole e a gesti, può facilmente diventare irritabile, frustrata o arrabbiarsi se confrontata con “questioni di principio”.
Il potenziale positivo di Vervain: è una persona calma, saggia e tollerante che riesce a rilassarsi. Con opinioni ben salde, che però è in grado, se necessario, di rivedere. Non si prova più il bisogno di imporsi sugli altri. La vita, con i suoi aspetti e i suoi avvenimenti, viene vista con lungimiranza e tolleranza. Citando le parole del Dr. Bach: “I grandi successi si ottengono più con la sostanza che non con l’azione”.